- Il provvedimento che ha portato allo stop delle trivelle nel mar adriatico penalizza solo l’Italia
- A pochi chilometri dalla costa pugliese, infatti, la Croazia prosegue nella sua ricerca di petrolio
- Il Movimento 5 Stelle ha bloccato tutto per 18 mesi, poi si vedrà. Ma all’estero brindano per questa decisione
Si dirà che fermare le trivelle nel mar Adriatico sia il primo segnale per spingere anche gli altri Paesi a seguire la linea dell’Italia, ma i risultati sembrano penalizzare solo lo stivale. Il Corriere della Sera, con un articolo a firma Michelangelo Borrillo, racconta di come a pochi chilometri dalla costa pugliese si possono ‘ammirare’ le grandi strutture, battenti bandiera croata, che proseguono le loto trivellazioni in mare alla ricerca del petrolio. Il che produce un vero e proprio paradosso. «In fondo al mare non c’è confine che tenga – scrive Borrillo sul Corriere della Sera -. E quindi se i croati decidono, come hanno fatto, di accelerare nella ricerca ed estrazione del petrolio nel mar Adriatico, a pagare dazio sarà chi, in Italia, su quelle risorse faceva affidamento». Il giornalista fa riferimento al governo della Croazia che – dopo aver promesso nel 2015 lo stop alle trivelle in mare, si è rimangiato la parola (anche perché il governo di allora con a capo Zoran Milanovic è caduto pochi mesi dopo – prosegue le sue ricerche a pochi chilometri dalle acque territoriali italiane.
Le trivelle sulle isole Pelagosa
«Un esempio valga per tutti – prosegue Michelangelo Borrillo -. Le isole Pelagosa erano italiane e, prima ancora, rappresentavano l’avamposto più orientale del Regno delle due Sicilie». Poi prosegue nel racconto della storia di queste isole nel bel mezzo dell’Adriatico – ma più vicine all’Italia rispetto alla Croazia – fatta di occupazioni, appropriazioni durante le guerre e rivendicazioni varie durante i due conflitti mondiali. Poi, però, come accaduto per Lagosta e Zara, le isole Pelagosa divennero dell’ex Jugoslavia dopo il 1945.
I No triv e le sguardo interrotto da Vieste
Ora, dopo lo scioglimento di quel che era la Jugoslavia, sono entrate a far parte del territorio croato. «Adesso che Zagabria le considera un tesoro – conclude Borrillo -, i no triv pugliesi, da Vieste, nonostante le proteste si ritroveranno le trivelle a vista d’occhio. Che regaleranno petrolio ai croati».
Enzo Boldi