Gazzettino Italiano Patagónico
Matteo Salvini, vice premier e ministro dell'Interno, durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' in onda su Rai Uno, Roma, 31 gennaio 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Barriera anti-ong: il piano di Salvini e Toninelli


  • Matteo Salvini vuole sigillare i nostri mari contro le ong
  • Danilo Toninelli dice che non si tratterà di un blocco navale
  • La protesta contro la barriera anti-ong

Muri e barriere. Ideali di chiusura. Respingimenti. Sono le parole della destra sovranista che attraversa il globo: e se, al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, Donald Trump sta portando avanti la sua battaglia personale per il rafforzamento delle frontiere attraverso un muro, nel Mediterraneo è Matteo Salvini a lanciare la proposta di una sorta di barriera anti-ong per impedire alle imbarcazioni delle non governative di salvare i migranti in difficoltà sui barconi. «Siamo al lavoro – ha detto il ministro dell’Interno nella giornata di ieri – per risolvere definitivamente il problema, sigillando le acque territoriali italiane alle navi sgradite, come quelle delle Ong». Protezioni e blocchi navali, probabilmente da mettere in piedi concordando una strategia insieme al ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Che, per parte sua, afferma:  «Stiamo creando una norma che inibisca l’ingresso delle Ong per ordine pubblico, anche se non si tratta di un vero e proprio blocco navale». Quest’ultima misura, infatti, è disciplinata dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite, ma è legittimato soltanto in casi di minaccia e di legittima difesa. Ecco, dunque, che la definizione barriera anti-ong potrebbe avere un suono migliore e potrebbe addirittura raccogliere il consenso della comunità internazionale.

Le proteste per queste misure proposte dal governo

Pazienza se le ong – che ormai nel Mediterraneo sono sempre di meno (la Sea Watch era l’unica a presidiare i nostri mari, ma adesso è bloccata a Catania) – rappresentano il tentativo di far fronte all’assenza degli Stati che hanno abbandonato il pattugliamento del tratto di mare tra la Libia e l’Italia che veniva portato avanti con le missioni Triton e Mare Nostrum. A protestare con questa ipotesi messa in campo da Matteo Salvini è la segretaria di Possibile Beatrice Brignone: «Una follia – scrive in un comunicato stampa -. Solo così può essere definita l’ipotesi di Salvini di creare una barriera contro le navi delle organizzazioni non governative. Le imbarcazioni che svolgono un’azione umanitaria sarebbero trattate come navi da guerra. Una scelta dal sapore di propaganda, in vista delle Europee, ma che fa segnalare un’escalation preoccupante per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani».

Gianmichele Laino

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