Pochi luoghi, probabilmente, racchiudono in sé contrasti naturali così forti come l’Argentina. Nel territorio sudamericano si sovrappongono le immagini della cordigliera delle Ande, dei laghi glaciali e delle pianure della Pampa, il tradizionale terreno di pascolo per bovini e cavali che rappresentano l’iconografia classica di questo paese. Ma questo viaggio si sposta ancora più a meridione dove l’estremità dell’Argentina prende i confini con il Cile: è la Patagonia, uno spazio infinito unico al mondo.Si parte dalla capitale Buenos Aires per raggiungere la Patagonia e la Terra del Fuoco.
Nella capitale si percorre l’Avenida di Julio, la via più grande del mondo, fino ad inoltrarsi nell’Avenida Corrientes con i suoi numerosi teatri, cinema, librerie e ristoranti che hanno conservato quel sapore vintage che ricordano le atmosfere del musical Evita composto nel 1975 da Andrew Lloyd Webber; l’Avenida di Mayo, importante arteria dove si nota l’influenza spagnola tanto per la concezione architetturale dei suoi edifici quanto per la presenza di centri commerciali di tipo spagnolo. Sull ’avenida 9 di Julio si trova l’Obelisco con i suoi 65 metri di altezza, epicentro di una stella di corsi importanti; qui si trova anche il teatro Colón, costruito nel 1936: uno dei gioielli dell’architettura argentina. Vedrete anche la Piazza di Mayo dove, di fronte alla Casa Rosa, che è l’attuale palazzo del Governo, tutti i giovedì si riuniscono le madri che hanno perso i loro figli sotto la dittatura. pranzo in corso di escursione. Si prosegue per la Boca: primo porto della città. Questo quartiere fu il primo luogo conosciuto dagli immigrati e rappresentava il loro rifugio. L’immigrazione più importante fu quella italiana tra il 1880 e il 1930. Uno dei principali centri d’interesse di La Boca è la via “Caminito”, dove potrete scoprire degli ammassi di piccole case modeste costruite di lamiera recuperata dai colorati battelli in disuso. Il quartiere della Boca subiva, e ancora accade a volte oggi, le inondazioni quando il fiume, molto vicino, straripava. E questo spiega i giganteschi marciapiedi che raggiungono a volte i 60 centimetri d’altezza. Da Buenos Aires ci si sposta in volo verso Puerto Madryn nella Penisola di Valdes un’area formata da isole, isolotti, golfi, speroni sul mare, spiagge, abitata da elefanti e leoni marini che è una delle più importanti riserve di fauna marina e avicola del mondo e la più importante di tutta la Patagonia. La sua principale attrazione risiede infatti nella possibilità di osservare da vicino animali quali i Pinguini di Magellano, le Orche, e i Lupi di mare. Pranzo libero in corso di escursione. Puerto Madryn è protetta dal Golfo Nuevo, formato dalla penisola di Valdés e da Punta Ninfas. La città fu fondata il 28 luglio 1865, quando 150 immigrati gallesi, giunti con la nave The Mimosa, chiamarono il porto naturale Puerto Madryn in onore di Sir Love Jones-Parry, la cui tenuta in Galles era chiamata “Madryn”. Si lascia la penisola in direzione di Bahia Bustamante, che i locali chiamano “Nido dei Pinguini”. Qui in una “factory” degli anni ‘50, tra coltivazione di cozze e di alghe si arriva in una riserva naturale con circa 4000 leoni marini, con una colonia di oltre 50.000 pinguini, 22 specie di uccelli, spiagge di sabbia bianca e una foresta pietrificata. Le colonie di pinguni e i leoni marini, con i loro cuccioli sono un’immagine sorprendente come quella del bosco pietrificato.
Centinaia e centinaia di tronchi mineralizzati giacciono disseminati su una vasta area, in uno dei più importanti siti paleontologici dell’Argentina. Il processo di pietrificazione della preesistente foresta è stato causato dall’eruzione dei vulcani che ha sepolto il bosco ed al lento defluire delle acque che hanno fatto si che il legno sia stato modificato molecola per molecola in minerale; i tronchi sono uno spettacolo in quanto sembra di vedere la trama legnosa e poi, toccandoli, la consistenza è quella della pietra. Il paesaggio è lunare e molto suggestivo. Qui in qualsiasi ristorante del luogo si cena con il fantastico “cordero” alla brace, l’agnello cucinato nel camino e servito con patate arrostite. La Cueva de las Manos che in spagnolo significa Caverna delle Mani è un sito di una vera unicità. Alberto Angela gli ha dedicato una puntata a questo sito davvero unico nel suo genere e il più importante di tutta l’America.Si trova nella valle del fiume Pinturas, in un luogo isolato della Patagonia a circa 100 chilometri dalla strada principale. Essa è famosa (infatti a questo deve il suo nome) per le incisioni rupestri rappresentanti mani, che appartenevano al popolo indigeno di questa regione ,probabilmente progenitori dei Tehuelche, vissuti fra i 9.300 e i 13.000 anni fa. Gli inchiostri sono di origine minerale, quindi l’età delle pitture rupestri è stata calcolata dai resti degli strumenti (ricavati da ossa) usati per spruzzare la vernice sulla roccia.
Si prosegue verso il
Lago Posadas su una strada a tornanti lungo colorate montagne per
arrivare all’impressionante anfiteatro degli azzurri Laghi Posadas e
Pueyrredon, circondati dalle frastagliate cime delle Ande.

Nino Amato