La detenzione di Totò Riina, morto in carcere a novembre 2017, dopo 24 anni di reclusione con l’aggravante mafiosa del 41 bis, potrebbe costare agli eredi del “padrino” di Corleone, quanto il soggiorno in un hotel a 5 stelle. Ad attivare una procedura di recupero credito, sarebbe stato il carcere di Parma, attraverso il ministero della Giustizia. Parma è stato l’ultimo istituto penitenziario in cui il capomafia è stato detenuto. Ai parenti del boss è stata notificata da Riscossione Sicilia una cartella esattoriale di circa 2 milioni di euro per le spese sostenute per il mantenimento in carcere. Come prevedibile, la famiglia fa sapere che non ha intenzione di pagare e che “non è tenuta a farlo. La legge esclude espressamente che il rimborso per le spese di mantenimento in carcere si estenda agli eredi del condannato. Perciò stiamo studiando bene la questione per vedere in che termini è”, ha commentato il legale dei Riina, Luca Cianferoni. L’avvocato fa riferimento all’articolo 189 del codice penale che, dopo aver disposto l’obbligo per il detenuto di rimborsare le spese sostenute dall’Erario dello Stato per il suo mantenimento in cella, esclude che l’obbligazione si estenda agli eredi: in questo caso moglie e figli del capomafia corleonese.
Mario Stanzione