Neanche tre mesi fa Apple aveva annunciato di aver raggiunto un trilione di dollari di capitalizzazione di mercato. Un successo arrivato solo dopo quello raggiunto da Amazon ma pur sempre un traguardo ragguardevole per un’azienda di prodotto. L’obiettivo raggiunto, tuttavia, non è servito a far registrare un calo ragguardevole del titolo in borsa
Da ieri, la capitalizzazione è scesa di circa 70 miliardi di dollari a 679,7 miliardi, lontano dal top di 1.100 miliardi di dollari raggiunto lo scorso agosto. Gli analisti hanno tagliato il prezzo obiettivo sul titolo Apple. Rod Hall, analista di Goldman Sachs, lo ha portato a 140 da 182 dollari. Nomura lo ha ridotto a 175 da 185 dollari mantenendo il rating “neutrale”. Canaccord Genuity ha lasciato il rating “comprare” aspettandosi che l’azione arrivi a valere 190 dollari, non più ai 225 dollari attesi fino a ieri. Anche Baird resta ottimista con una raccomandazione pari a “outperform” ma il target price è stato ridotto a 185 da 230 dollari. Gli esperti di Wedbush hanno portato a 200 da 275 dollari l’obiettivo di prezzo lasciando a loro volta il rating a “outperform”. Jefferies consiglia di comprare il titolo, visto a quota 160 dollari e non più a 225 dollari. Secondo Morgan Stanley, il titolo va sovrappesato in portafoglio ma il target price è stato limato a 211 dollari da 236 dollari. Bank of America ha a sua volta ridotto l’obiettivo di prezzo, a 196 da 220 dollari. Macquarie ha invece bocciato il titolo a “neutrale” da “outperform” e Loop Capital da “comprare” a “tenere”. Citigroup resta convinto che il titolo sia da acquistare anche se varrà 170 dollari e non più 200.
Non c’è dubbio comunque che la discesa dei ricavi per Apple sia legata alla Cina, dove, oltre alla decelerazione dell’economia ci sono altri problemi legati alla guerra dei dazi voluta dal presidente Usa Donald Trump che ha certamente portato disaffezione per un prodotto molto americano, anche se made in Cina, come l’iPhone. A giocare contro, secondo quanto detto dall’ad di Apple Tim Cook, anche il dollaro forte e il mercato degli smartphone in rallentamento dato che può considerarsi maturo. Cook ritiene che tutti i produttori sono stati pen alizzati a partire dalla coreana Samsung. ma l’analista Avi Greengart di Global Data ha puntualizzato che player cinesi come Huawei, il secondo produttore al mondo (dopo Samsung) o Oppo, che ha lanciato lo smarphone OnePlus, performante e con prezzo accessibile, sono cresciuti. Insomma i cinesi hanno preferito comperare gli smartphone prodotti dalle loro aziende di punta forse anche per rivalsa ai dazi Usa.
Mario Carotenuto