Dopo le Madonie e i monti del Palermitano in Sicilia è ancora allarme cinghiali. Questa volta però ad essere interessata è un’area delicatissima: la Valle dei Templi, oggi Parco Archeologico Regionale che racchiude alcuni dei tesori archeologici più preziosi d’Italia. Il pericolo principale è legato non solo all’incolumità dei visitatori ma anche all’attività di scavo dei suidi che potrebbero danneggiare preziosi manufatti o reperti.
La denuncia dell’Associazione
«Sembrava una leggenda metropolitana invece adesso abbiamo la prova – spiegano dall’Associazione Mareamico di Agrigento – Nei giorni scorsi è stato girato un video che immortala un cinghiale in pieno parco archeologico nella Valle dei Templi, a pochi metri dal posteggio del tempio di Giunone». L’animale una volta avvistato sarebbe scappato tra gli ulivi, ma non si tratta della prima testimonianza. «Le segnalazioni erano diverse ed in più zone. – continuano dall’Associazione – Dei turisti del nord Italia ad inizio di dicembre avevano chiamato la polizia raccontando di aver avvistato un cinghiale e di essersi arrampicati su un albero per mettersi in salvo. Ma è da almeno due anni che si vocifera di avventori ed agrigentini che incontrano i cinghiali tra le colonne doriche». Oltre al pericolo per i beni archeologici c’è anche il rischio per i visitatori: specialmente in presenza della prole, i cinghiali possono diventare aggressivi e dunque pericolosi. «Sarebbe opportuno che la ripartizione faunistico venatoria, di concerto con l’Ente Parco, realizzi un piano per l’accertamento e il censimento del numero di cinghiali presenti in zona e metta a punto un progetto per isolarli in un’area ben delimitata e custodita», concludono dall’Associazione Mareamico.
I precedenti in altre zone della Sicilia
Un problema noto già in altre zone dell’isola, come testimoniano i fatti di cronaca che sono culminati, nell’agosto del 2015, con la morte di un uomo di 77 anni, aggredito da un branco di suidi nelle campagne di Cefalù. I cinghiali in Sicilia sono frutto di reintroduzioni mal gestite o non autorizzate ed in assenza di predatori naturali (il lupo è stato eradicato attorno alla metà del Novecento) hanno potuto proliferare e spostarsi senza troppi problemi. Sono arrivati (o meglio, sono stati reintrodotti) persino all’interno della città di Palermo, dove sono stati avvistati nella zona di Monte Pellegrino e all’interno della Riserva di Capo Gallo. Ancora non si conosce la reale entità del “problema”, fattore che non consente di decidere sul possibile controllo numerico degli individui: gli studi sul monitoraggio della popolazione a livello regionale sono pochissimi e frammentari. Alcuni Comuni intanto si sono attrezzati con delle gabbie per catturare alcuni esemplari spostandoli in aree lontane dagli agglomerati urbani. Una misura temporanea che certamente non risolverà il problema.
Andrea Di Piazza