Gazzettino Italiano Patagónico

Assunzioni in calo nei mattatoi, 10mila posti vacanti

 

The Guardian apre così l’articolo del giornalista e autore Chas Newkey-Burden: «Natale è alle porte e l’oca sta ingrassando, eppure potrebbe non esserci nessuno ad ucciderla quest’anno». Burden parla di una vera e propria crisi di assunzioni che si starebbe diffondendo all’interno dei macelli inglesi e che potrebbe minacciare seriamente le vendite natalizie. La carenza di personale non sarebbe legata esclusivamente alla Brexit e nemmeno al calo di domanda di carne o alla paga ridotta dei dipendenti scrive Burden, quanto al fatto che meno persone sembrano essere interessate a lavorare in un mattatoio.

Nessuno vuole più lavorare nei mattatoi

Anche la rivista specializzata Farmers Weekly ha espresso chiaramente la preoccupazione che sta colpendo i più importanti mattatoi d’Inghilterra, in cui ci sarebbero circa 10.000 posti vacanti al momento La tradizionale vendita di carne rossa per Natale in Inghilterra potrebbe subire delle perdite considerevoli quest’anno e mettere in seria difficoltà i macelli nazionali. Il 69% della forza lavoro nei macelli inglesi proviene da paesi della UE sottolinea Farmers Weekly, e la maggior parte sembra venire dall’Est Europa. A causa della Brexit, le cose stanno mutando; la perdita di valore della sterlina e le difficoltà nell’ottenere un posto di lavoro negli UK scoraggia i lavoratori stranieri. Oltre all’imminente uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea Jonny Williams, funzionario addetto agli appalti nel settore del bestiame, sottolinea come «Il salario non sembra essere il problema. Le persone semplicemente non vogliono fare questo lavoro. Ci troviamo perciò con mattatoi pieni di macchinari, ma senza nessuno che li utilizzi».

Traumi, amputazioni e stress

Burden si sofferma ad analizzare il costo psicologico ed emotivo che deriva da un lavoro a tempo pieno all’interno di un qualsiasi mattatoio, inglese e non. Non solo l’industria della carne miete vittime animali, ma anche animali-umane, ovvero gli operai che ogni giorno vivono una situazione di violenza al di là della nostra immaginazione. Le riprese girate dai coraggiosi investigatori sotto copertura all’interno dei macelli mostrano un vero e proprio inferno in cui animali, spogliati di ogni diritto, subiscono le atrocità di operai spesso colpiti da stress post traumatico (PTSD) e stress traumatico indotto dalla perpetrazione (PITS). C’è un momento in cui smettiamo di respirare quando leggiamo le testimonianze di ex dipendenti che raccontano ciò che hanno vissuto in prima persona sul posto di lavoro. Violenze gratuite nei confronti di animali non collaborativi sono all’ordine del giorno, non c’è tempo per avere una coscienza quando il motto è rendere normale la violenza. L’inibizione dell’empatia è l’unica arma di cui si può disporre in un posto simile che, quando abusata, sfocia in disturbi psichiatrici e traumi. A questo punto non resta che chiederci: saremmo disposti a fare domanda per uno di quei 10.000 posti in cerca di essere occupati?

Ylenia Vimercati

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