Gazzettino Italiano Patagónico

Cuccioli a tutti i costi: la sofferenza dei cani che arricchisce la malavita

 

Il Natale si avvicina e questo è il periodo preferito dai trafficanti di cuccioli che imperversano in tutti i paesi della vecchia Europa, provenendo dai paesi dell’Est come Ungheria e Slovacchia. Sono infatti proprio questi due stati ad avere il primato del numero di cuccioli esportati ogni anno. Talvolta con documenti veri, talvolta con documenti verosimili e altre volte, come accade quasi sempre, con documenti falsi. Passaporti europei, come previsto dalla legge, che contengono dati non veritieri, soprattutto per quel che riguarda data di nascita e vaccinazione antirabbica. Gli acquirenti vogliono cani sempre più giovani, sempre più piccoli di taglia e così i trafficanti li accontentano: un cucciolo potrebbe essere esportato a non meno di 3 mesi e qualche settimana ma non è mai così. I cani vengono venduti fra i due e i tre mesi di vita, tanto nulla è più difficile che dire l’esattamente l’età di un cane in quel periodo. Poi le leggi sono così complesse e confuse che spesso i trafficanti vengono assolti durante i processi, per incomprensione delle norme o avvenuta prescrizione. Un giro d’affari che riguarda centinaia di migliaia di cani ogni anno, fra vivi e morti, e svariati milioni di euro; soldi che molto spesso non producono nemmeno tasse perché ovviamente chi traffica non paga neanche il fisco.

Status symbol o amico fedele?

Le persone troppo spesso scelgono il cane come potrebbero decidere l’acquisto del divano: non sanno nulla della razza, non conoscono i bisogni, non si chiedono da dove arrivino realmente i cuccioli. Devono solo essere dello stesso tipo che l’attore, lo sportivo o l’influencer di turno hanno postato sui social. Un cane non è visto come un compagno di vita, ma soltanto al pari di uno status symbol. Ci sono chihuahua così piccoli -sono stati miniaturizzati incrociando i peggiori soggetti, tanto bastava che fossero piccolissimi- che soffrono di crisi ipoglicemiche e i padroni girano con il barattolo del miele in borsetta. La stessa borsetta in cui spesso vivono per tutta la loro vita quando sono portati all’esterno: un vezzo, ma anche una precauzione perché potrebbero davvero rompersi. Per non parlare poi di bulldog inglesi e francesi, carlini e altre razze con il muso schiacciato, sempre più schiacciato per avere l’espressione da eterni cuccioli, per restare neotenici a vita, come li vuole il pubblico. Per accontentare gli acquirenti anche in questo caso si sono selezionati i soggetti peggiori, tanto che i l’associazione dei veterinari inglesi ha chiesto che queste razze vengano estinte, non vengano più fatte riprodotte. Il maltrattamento genetico costringe questi cani a non respirare bene, a essere costantemente in crisi, tanto da obbligare i padroni a refrigerarli d’estate, per impedire l’insorgere di crisi respiratorie letali. Cani che le compagnie aeree rifiutano di imbarcare a bordo, perché potrebbero morire durante decollo e atterraggio o andare in crisi respiratoria durante il volo. Questo è il risultato di un mercato fatto da clienti che nulla sanno dei cani, disposti a pagare un cucciolo anche più di mille euro, mentre in Ungheria e Slovacchia questi cani costano ai trafficanti meno di 50 Euro, con tutti i documenti (falsi) del caso.

Quasi sempre manca il pedigree

Le persone poi sono convinte di acquistare cani di razza perché sulla rete e nei negozi vengono offerti al pubblico come bulldog, shiba inu, chihuahua o border collie, ma sono tutti rigorosamente senza pedigree. Quindi bisognerebbe dire che sono cani meticci che assomigliano a dei cani di razza, perché se non c’è pedigree, per legge, un cane non è di razza e non può essere venduto come tale. Elencare i reati commessi da commercianti e trafficanti è talmente lungo e complesso da far compilare una specie di lista della spesa: frode in commercio, truffa, maltrattamento di animali, violazione delle norme sulla circolazione dei cani all’interno della comunità europea, falsi di vario genere, spesso l’abuso della professione veterinaria e non di rado l’associazione per delinquere. Detti così potrebbero sembrare tanti e tali da spalancare le porte del carcere per sempre, ma questo non è quasi vero. E nonostante la legge lo vieti i cani, nei negozi di animali, continuano a essere venduti come cani di razza anche senza esserlo veramente.

Puntare i riflettori sulla tratta di animali

Chi vuole vedere cosa succede può guardarsi un’inchiesta che abbiamo realizzato qualche anno fa con RSI, la televisione della Svizzera Italiana in Slovacchia, grazie all’attenzione della giornalista Katia Ranzanici e del bravo regista Philippe Schafer per la trasmissione Falò (qui). In alternativa il consumatore attento può guardare la recente puntata della trasmissione RAI Indovina chi viene a cena, condotta da Sabrina Giannini e non a caso dal titolo “Cani di plastica”. In poco tempo si può capire cosa si nasconde dietro il mondo del commercio dei cani di razza, vera o verosimile che sia.

Un amico è per sempre, non solo a Natale

Senza dimenticare mai che gli animali non si regalano a Natale, né in altre occasioni, in quanto non sono oggetti ma compagni di vita. Per questo sarebbe importante fare una riflessione prima di decidere. Una scelta fra agevolare il traffico e la sofferenza, foraggiando organizzazioni criminali, oppure recarsi presso uno dei tanti canili e fare una scelta “buona”, per chi la fa e per il cane che la riceve. Diversamente, almeno questo, comprate da un allevatore italiano, che allevi una, massimo due razze e che sia in grado di farvi vedere i genitori. Evitando quelle razze ad alto tasso di sofferenza create per ragioni estetiche. Occorre sempre pensare che il progenitore di tutti i cani del mondo è il lupo e, solo guardandolo, ci si può rendere conto di quanto sia fisicamente lontano da un bulldog o da un carlino.

Ermanno Giudici

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