Ci sono ironia e anche un poco di rabbia nell’articolo di Luca Serafini sulle proposte in Francia dei Gillet gialli. Rabbia più che giustificata. Molti dei più recenti provvedimenti assunti dai governi centrali e locali in tema di mobilità rischiano di rendere impopolare la questione ambientale. Rincari, balzelli e divieti stanno mettendo in ginocchio – forse sarebbe più corretto dire che rischiano di lasciare a piedi – una larga fetta della popolazione. L’idea della rottamazione coatta delle automobili è ingiusta, illogica e, ce ne accorgeremo più avanti, anche inutile. Sono i precedenti a dirlo. Chi in passato ha ceduto alle lusinghe del marketing tinto di verde e ha sostituito il vecchio mezzo con un Euro 3 o 4, al momento dell’acquisto completo di dotazioni e titoli ambientali, ora si ritrova sul banco degli accusati: tu, inquini! Il proprietario di un SUV lussuosissimo e potente, ma di ultima produzione, no. Siamo di fronte a una situazione paradossale e sgradevole. Le stesse istituzioni che ammantano di nobili intenzioni le norme restrittive, dichiarando di voler ridurre le emissioni di anidride carbonica, sono le stesse che si rallegrano ogni volta che aumenta il Pil, magari anche grazie a una maggiore vendita di automobili. Sono le stesse che organizzano convegni sull’economia circolare e la sostenibilità ambientale e sociale e poi incoraggiano l’acquisto (quindi la produzione) di nuovi prodotti (vetture). Si calcola che solo i veicoli leggeri Euro 3 da rottamare ammonterebbero da 3 a 3,5 milioni. Poi ci sono tutte le motorizzazioni precedenti ancora in circolazione e figuriamoci a quanto ammonta il business se si aggiungono gli Euro 4. Attorno ai benefici ambientali di questa gigantesca rottamazione si addensano dubbi più che ragionevoli. Durante la produzione delle nuove vetture che dovranno sostituire le vecchie, magari ancora efficienti e in ottime condizioni, si consumeranno ingenti risorse e si rilascerà molta CO2. Secondo gli esperti stiamo parlando di 25 mila kWh consumati in fabbrica per ogni nuova unità prodotta. Significherebbe, limitandoci agli Euro 3, spendere 85 milioni megawatt per il rinnovo totale, con la relativa colossale immissione di CO2 in atmosfera.
Michele Mauri