Gazzettino Italiano Patagónico

In Cina arriva il cannone per creare nuvole artificiali

 

Negli anni Trenta del Novecento, Wilhelm Reich, psichiatra e psicanalista austriaco, stava realizzando un macchinario straordinario nella sua fattoria-laboratorio di Orgonon nel Maine (U.S.A.): il “Cloudbuster”, una specie di gigantesco cannone per generare nuvole foriere di pioggia. Un progetto visionario, per lo più rimasto su carta, da cui hanno tratto ispirazione artisti del calibro di Kate Bush e Donald Sutherland. Se Reich non avesse trovato la morte in una prigione degli Stati Uniti (e a patto che fosse vissuto abbastanza a lungo), oggi resterebbe estremamente colpito dal vedere il suo sogno diventare realtà. Per porre fine alla devastante siccità che sta interessando il nord del Paese, la Cina sta realizzando un sistema di controllo delle condizioni meteorologiche locali sfruttando la combinazione tra una rete di satelliti ed alcune particolari strutture realizzate al suolo, dei “cannoni” molto simili al “cloudbuster”.

“Il fiume nel cielo”

Il progetto “Tianhe” (letteralmente “Il fiume nel cielo”) è stato presentato recentemente dalla Shanghai Academy of Space and Technology alla 12esima Esposizione Internazionale Cinese dell’Aviazione e dell’Aerospazio a Zhuhai. La prima parte del progetto vedrà la messa in orbita di 6 satelliti equipaggiati con sensori multi-parametrici che possono ottenere misure ad altissima precisione con una combinazione di metodi attivi e passivi. Per esempio dall’elaborazione dei segnali dei sensori di temperatura ed umidità si potranno ottenere profili altitudinali di vapore acqueo in atmosfera, mente il radar delle precipitazioni permetterà di mappare la distribuzione tridimensionale di pioggia, neve o grandine; il detector di vapore acqueo inoltre consentirà di elaborare precise mappe della copertura nuvolosa locale. I primi satelliti verranno lanciati in orbita nel 2020, il resto entro il 2022. Le osservazioni si concentreranno nella zona del Sanjiangyuan, un’area vastissima (oltre 1 milione di chilometri) al confine tra la provincia di Qinghai ed il Tibet. In questa zona hanno origine tre dei più grandi fiumi asiatici: il Fiume Giallo, lo Yangtze ed il Mekong e proprio qui gli scienziati avrebbero identificato dei corridoi di vapore acqueo che il sistema dovrebbe monitorare, per permetterne lo sfruttamento da terra.

Cannoni spara-nuvole

Il progetto si legherebbe infatti ad un programma portato avanti dal governo cinese già da alcuni anni e che sta interessando parte dell’altopiano del Tibet. In questa zona sono stati costruiti diversi forni (ne sono in progetto decine di migliaia), piccole strutture realizzate con scarti di materiale bellico e caratterizzate da un alto camino, che bruciano un combustibile solido rilasciando in atmosfera un mix di ossigeno, anidride carbonica e minuscoli cristalli di ioduro di argento. Questi ultimi agiscono da nucleo condensatore per il vapor d’acqua con sui si legano, dando origine a nuvole e precipitazioni. Si tratta dell’“inseminazione delle nuvole” (traduzione letterale italiana da cloud seeding), una pratica certamente non nuova e condotta con successo sin dall’immediato dopoguerra. Tuttavia è la prima volta che viene applicata su un territorio così vasto e soprattutto in combinazione con l’osservazione da satellite.

Tibet e riscaldamento globale

Anche la Cina dunque è alle prese con i cambiamenti climatici, un paese spaccato in due da fenomeni estremi: da un lato la zona nord con clima asciutto e prolungati periodi di siccità e dall’altro il sud del paese, ripetutamente interessato da piogge torrenziali ed alluvioni. Cambiamenti che interessano anche il Tibet, il cosiddetto “tetto del mondo”, dove negli ultimi anni le temperature medie sono aumentate ad una velocità ben maggiore rispetto al resto del pianeta. Secondo i dati di letteratura, nella provincia di Qinghai, la temperatura media annuale dell’aria è aumentata di circa 0.4ºC nel periodo 2005-2016 (il NOAA indica un aumento della temperatura media globale nello stesso arco di tempo di ~0.3ºC). Il riscaldamento inoltre sta provocando anche la risalita del limite delle nevi perenni, nonché lo scioglimento di circa 7,000 ghiacciai (quelli censiti) con conseguenze piuttosto serie per i pericoli connessi allo spettro di fenomeni associato. Un po’ in controtendenza -ma solo intuitivamente- si è registrato in contemporanea un generale aumento delle piogge nella regione (circa 11 mm ogni dieci anni nel periodo 1970-2015), un dato comunque di difficile ricostruzione per via dello scarso numero di strumenti di misura dislocati sul territorio. Una regione dunque estremamente sensibile ai cambiamenti climatici, dove l’installazione di migliaia di “cloudbusters” viene vista da molti studiosi come l’introduzione di un fattore fortemente alterante non solo per il clima dell’altopiano, ma anche per quello di altre zone della Cina con conseguenze assolutamente imprevedibili. E poi, qualcuno ha calcolato l’impronta ecologica di questa mastodontica batteria di forni sparsi per migliaia di chilometri sulle montagne più alte del mondo?

Andrea Di Piazza

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