Gazzettino Italiano Patagónico

Cacao, noci e partecipazione: la ricetta boliviana per salvare l’Amazzonia

 

Sono tornato da poco da un viaggio di lavoro nei dipartimenti di Pando e di Beni nell’ Amazzonia boliviana, al confine con il Brasile. Raccogliendo informazioni preliminari sulla gestione forestale in Bolivia, mi sono imbattuto in un’immagine satellitare che da sola forse vale più di mille parole. L’immagine, tratta dall’utilissimo portale “Global Forest Watch”, mostra (in rosa) l’estensione di foresta amazzonica che è andata persa nel periodo 2001-2017. Il confine tra Bolivia e Brasile si potrebbe tracciare con buona precisione semplicemente seguendo la frontiera tra foresta e zone deforestate. Negli ultimi 17 anni la superficie forestale negli stati brasiliani della Rondônia e dell’Acre, è diminuita in maniera preoccupante, con la sola eccezione del Parco Nazionale della “Serra da Cutia” e di alcune riserve che lo circondano. Nei confinanti dipartimenti boliviani del Beni e del Pando invece la perdita di superficie forestale è stata molto più contenuta.

Cacao, noci e partecipazione

A cosa è dovuta questa impressionante differenza tra due zone confinanti? Probabilmente le cause sono molteplici, interconnesse e difficili da comprendere senza un’analisi approfondita. Quello che ho capito durante la mia breve permanenza è che le comunità rurali dell’Amazzonia boliviana hanno saputo puntare sulla valorizzazione dei prodotti forestali non legnosi come base della loro economia. La raccolta e la vendita delle noci del Brasile (Bertholletia excelsa), del cacao selvatico (Theobroma cacao), del cupuaçu (Theobroma grandiflorum) e dell’Açaì (Euterpe oleracea) è la principale fonte di guadagno di moltissime famiglie che vivono nelle zone rurali dei dipartimenti del Pando e del Beni. Il governo Boliviano sta promuovendo la gestione partecipativa delle risorse forestali e supportando le comunità indigene nella redazione di piani di gestione forestale.

Una storia da cui imparare

Il fatto che la Bolivia sia riuscita fino ad oggi a preservare il suo patrimonio forestale non significa necessariamente che ci riuscirà per sempre. La produttività della noce del Brasile sta avendo delle oscillazioni, probabilmente anche a causa dei cambiamenti climatici. Questo porta i raccoglitori a dover sopperire ai mancati guadagni degli anni di scarsa produzione vendendo legname di pregio. Inoltre cresce la pressione per espandere le aree agricole in Amazzonia e la strada che attraversa di due dipartimenti boliviani, in fase di costruzione, renderà molto più economico trasportare merci, mezzi meccanici e legname. Tuttavia, ad oggi, quella dei dipartimenti di Pando e Beni si può considerare una storia di successo da cui tutti avremmo qualcosa da imparare. Dovrebbe prima di tutto farlo il governo brasiliano, anche se sembra purtroppo intenzionato ad andare nella direzione opposta.

Massimiliano Sanfilippo

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