Vivere nell’incertezza di tempi mutati, nel cambiamento repentino di status raggiunti che rimettono in discussione l’organizzazione della propria vita, è su queste riflessioni che si muove il saggio del vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito con il suo Prove tecniche di resurrezione. Come riprendersi la propria vita, edito da Marsilio. La pubblicazione che sarà presentata alla Fondazione Stelline di Milano, racchiude un percorso per la ricerca della felicità, per imparare a vivere il proprio tempo, un paradossale decalogo per fare i conti con le ansie e le incertezze, le opportunità e le scoperte che ogni nuovo inizio, ogni giro di boa, porta con sé. A confrontarsi con l’autore ci saranno Vittorio Feltri, Barbara Stefanelli e la moderatrice Roberta Scorranese oltre al presidente della fondazione milanese PierCarla Delpiano. “Bisogna fare come quando in barca a vela gira il vento: fino ad allora l’hai avuto in poppa, e potevi permetterti qualche errore di timone, perché tanto ci pensavano le vele a spingerti comunque in avanti – racconta Polito – Poi invece il vento cambia, la raffica ti arriva di fronte, e se vuoi continuare ad avanzare devi farlo a zig zag e ridurre le vele per offrire meno superficie per tenere meglio la rotta senza sbandare. Timonare diventa allora un esercizio di precisione. Ecco – conclude l’autore del libro – rinascere vuol dire mettere al timone un altro sé: un uomo nuovo che ha riflettuto su ciò che merita di essere conservato e tramandato… Risorgere è anche il fondamento di un nuovo altruismo, un’opportunità straordinaria di aprire finalmente la propria vita agli altri”.
Alternando racconto autobiografico e viaggio tra le questioni del nostro tempo, Antonio Polito ci guida alla scoperta di una di quelle fasi in cui avvertiamo un improvviso bisogno di sobrietà, di «fare pulizia» e alleggerirci dai pesi inutili, applicando del sano senso pratico al nostro bagaglio di vissuti e di valori. Una metamorfosi che ha mille facce: riguarda l’essere figli e genitori, la dimensione amorosa, il rapporto con la tecnologia, l’idea della morte, la politica e la responsabilità, la riscoperta del corpo e del piacere. Mentre rivela che cosa per lui ha superato le maglie della selezione e ciò che invece è risultato d’intralcio alla sua crescita come uomo, padre, cittadino, Polito formula una proposta estesa a tutti: avviare un percorso di «perdita» per riconquistare sé stessi può essere la chiave per costruire un nuovo senso di appartenenza e rifondare così non solo le nostre vite, ma il nostro modo di essere comunità. Un invito a ridiventare padroni del proprio tempo, a mollare gli ormeggi e riprendere in mano la propria vita.
Giulio Cammarata