Le vogliamo salvare il nostro Pianeta, la sua biodiversità unica, le persone e le specie che ci vivono, dobbiamo fare in fretta. Di questo passo, entro il 2050 solo il 10% della superficie delle terre emerse sarà in condizioni naturali. E non c’è da stupirsi, se si pensa che negli ultimi 5 decenni l’impronta ecologica dell’uomo è cresciuta del 190%. A dirlo, l’ultimo reporter del WWF che mostra come l’urgenza di invertire la rotta non possa più essere posticipata. «Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione e la nostra sicurezza – spiega il WWF -. Globalmente è stato stimato che la natura offre servizi che possono essere valutati intorno a 125.000 miliardi di dollari, una cifra superiore al prodotto globale lordo dei paesi di tutto il mondo, che si aggira sugli 80.000 miliardi di dollari».
La popolazione di vertebrati è scesa del 60%
Secondo l’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index), l’indicatore dello stato della biodiversità globale elaborato dal WWF e dalla Zoological Society of London, nel periodo compreso tra il 1970 e il 2014 la popolazione di vertebrati è diminuita del 60%. Le minacce che stanno minando le oltre 8.500 specie a rischio di estinzione, presenti nella Lista Rossa (Red List) dell’IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della Natura, riguardano soprattutto il sovrasfruttamento e le modifiche degli ambienti naturali, in particolare quelle dovute all’agricoltura. Le estinzioni di piante e di buona parte degli animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili e anfibi), nel periodo compreso fra il 1500 e oggi, è stata causata al 75% proprio da questi due fattori. Altre minacce derivano dal cambiamento climatico e dall’invasione delle specie aliene.
Il peso dell’uomo sulla Terra
Ad oggi, meno del 25% della superficie terrestre è ancora in condizioni naturali. Il degrado dei suoli mina il benessere di circa 3,2 miliardi di persone nel mondo. Un’analisi compiuta in 46 paesi dell’area tropicale e subtropicale ha dimostrato come sia l’agricoltura commerciale su larga scala, che l’agricoltura di sussistenza siano state responsabili, rispettivamente, di circa il 40% e il 33% della conversione forestale tra il 2000 e il 2010. Il 27% della deforestazione è stata causata dalla crescita urbana, dall’espansione delle infrastrutture e dalle attività minerarie. Inoltre, nell’era moderna, le zone umide hanno perso l’87% della loro estensione.
Cambiare rotta è ancora possibile
Nonostante la catastrofe ecologica sia dietro l’angolo, non è ancora troppo tardi per mettere in atto misure che possano davvero fare la differenza. Secondo il WWF è possibile formulare un Global Deal per la natura e le persone, accordo capace di invertire il drammatico trend della perdita della ricchezza di vita sulla Terra. «Questo report richiama a un impegno deciso per invertire la tendenza negativa della perdita della biodiversità. Il mondo ha bisogno di una Roadmap dal 2020 al 2050 con obiettivi chiari e ben definiti, di un set di azioni credibili per ripristinare i sistemi naturali e ristabilire un livello capace di dare benessere e prosperità all’umanità», spiega la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi. L’occasione verrà offerta dalla 14a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica(CBD, Convention on Biological Diversity) che avrà luogo in Egitto nel prossimo novembre. «È fondamentale un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità, come è avvenuto per il cambiamento climatico in occasione della Conferenza di Parigi nel 2015», conclude Bianchi.
Maria Casamei