Gazzettino Italiano Patagónico

I tagli selvaggi stanno distruggendo i fiumi della Toscana

 

Paesaggi deturpati e danni inestimabili alla biodiversità. Sono queste le conseguenze degli abbattimenti che hanno interessato la vegetazione delle zone a ridosso dei corsi fluviali della Toscana. A portarlo alla luce è il nuovo dossier realizzato dalla sezione regionale della LIPU che ha preso in analisi gli abbattimenti avvenuti nel periodo compreso tra i mesi di marzo e luglio di quest’anno.

Alberi tagliati durante il periodo di nidificazione

Sotto accusa sono finite le decisioni prese dalla Regione Toscana che, in deroga alle prescrizioni della legge regionale n. 155/1997 – che esclude tassativamente i tagli di vegetazione in alveo nel periodo marzo/giugno – ha autorizzato negli ultimi tre anni interventi di taglio alla vegetazione anche precedentemente al 30 giugno, vale a dire durante il periodo della nidificazione.

A essere risparmiati sono stati solo i tratti all’interno dei siti Natura 2000 e le aree protette.

I tagli rientrano nelle opere di manutenzione del verde ma, secondo la LIPU, gli interventi attuati quest’anno non hanno portato benefici in termini di sicurezza idraulica. «La vegetazione di un corso d’acqua è importante per consolidare le sponde, depurare le acque, regolare il deflusso – spiega l’associazione ambientalista –. Contrariamente a quanto affermano gli enti gestori, tra cui anche i consorzi di bonifica, se si privano i fiumi di tale vegetazione, la velocità dell’acqua in caso di piena è destinata ad aumentare, creando disastri come quelli che, a causa dei cambiamenti climatici, hanno colpito sempre più di frequente l’Italia e la Toscana».

Le specie danneggiate

Sono tante le specie di uccelli che hanno sofferto del taglio della vegetazione riparia e delle modificazioni agli ambienti fluviali: tra queste ci sono l’usignolo di fiume, la cannaiola comune, il cannareccione e il canapino comune. Senza contare la minaccia che questo rappresenta per specie di grande interesse conservazionistico, come il tarabusino, l’airone rosso, il falco di palude e molte altre. «Emblematico il caso del fiume Arno a Pisa, lungo i due chilometri di Viale delle Piagge: lo sfalcio degli argini dal 2016 al 2018, effettuati in piena nidificazione dell’avifauna e con mezzi meccanici, ha portato alla completa scomparsa di tutte le specie di uccelli tipiche di questo habitat», ha concluso la LIPU che ha stimato anche il danno economico di tali interventi, calcolato in 23 milioni di Euro.

Alfonso Lucifredi

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