Il 5 agosto 2018 è giunta la triste notizia della scomparsa di Alan Rabinowitz, zoologo e presidente della Panthera Corporation, da lui creata nel 2006 per tutelare i grandi felini e i loro ambienti naturali. Rabinowitz è diventato negli anni una specie di istituzione nel campo della conservazione, sia per il suo costante lavoro di ricerca, sia per il suo impegno nella creazione di progetti di aree protette e santuari naturali. Dopo laurea e dottorato, lo zoologo di Brooklyn collaborò per circa tre decenni con la Wildlife Conservation Society, in cui ricoprì il ruolo di direttore esecutivo della sua divisione dedicata alla ricerca scientifica e all’esplorazione. Viaggiò molto, soprattutto in sud-est asiatico e in centro America. Durante i suoi viaggi di ricerca, Rabinowitz compì importanti scoperte: tra le nuove specie da lui identificate ci fu il muntjak di Putao (Muntiacus putaoensis), da lui trovato nel 1997 nella giungla del Myanmar. Questo ritrovamento fece particolare scalpore, trattandosi di uno dei più piccoli ed elusivi cervidi al mondo. Fu uno tra i principali artefici della nascita di nuovi santuari dedicati ai grandi felini (il Cockscomb Basin Jaguar Preserve in Belize, la Tawu Mountain Nature Reserve a Taiwan e il Huai Kha Khaeng Wildlife Sanctuary in Thailandia). Tra i predatori a rischio di estinzione o in grave declino da lui studiati ci furono il gatto leopardo (Prionailurus bengalensis), il leopardo indocinese (Panthera pardus delacouri), la tigre di Corbett (Panthera tigris corbetti) e il giaguaro (Panthera onca). Da sempre forte sostenitore della necessità di istituire ampie riserve naturali per questi predatori, Rabinowitz sottolineò quanto fosse importante creare “corridoi” di continuità negli areali di distribuzione degli animali, per evitare la loro frammentazione genetica e favorire così la loro conservazione. La più importante di queste iniziative fu il Jaguar corridor che, nell’idea originale dello scienziato, doveva svilupparsi attraverso 18 diverse nazioni, dal Messico all’Argentina, per proteggere e garantire un futuro sicuro al grande felino americano. L’amore di Rabinowitz per il giaguaro si manifestò anche in alcuni suoi libri di successo interamente dedicati al predatore. Il più sorprendente di questi fu però l’ultimo, A boy and a Jaguar del 2011, tradotto in italiano col titolo di “Il ragazzo e il giaguaro”, un insolito libro illustrato per bambini nato col chiaro intento di sensibilizzarli sulle tematiche ambientali. Una volta divenuto un celebre e rispettato scienziato, fu lo stesso Rabinowitz a confessare che cosa lo avesse spinto a dedicarsi allo studio della vita selvatica: negli anni della scuola primaria, infatti, il piccolo Alan dovette convivere con una forte balbuzie che gli impediva di comunicare con i suoi coetanei e che lo costrinse a stare in una classe speciale. Dal secondo anno di scuola, arrabbiato per la sua condizione, entrò in un silenzio volontario e scelse di parlare solo con una tartaruga e un camaleonte che teneva in casa. Così capì che gli animali avevano sentimenti, e che se venivano maltrattati dagli umani non erano in grado di dirlo. «Da bambino, promisi agli animali che, se mai avessi ritrovato la mia voce, sarei diventato anche la loro voce», affermò Rabinowitz, divenuto nel frattempo uno dei più importanti conservazionisti al mondo.
Alfonso Lucifredi