Gazzettino Italiano Patagónico

La ricca fauna delle Badlands

 

Ecco la seconda delle cinque puntate dedicate al Parco Nazionale delle Badlands, negli Stati Uniti.

Le Badlands sono habitat di numerosi mammiferi, una quarantina – alcuni più comuni, altri più rari da avvistare – come il bisonte, l’antilocapra la pecora delle Montagne Rocciose e il cane della prateria. Le torride estati e i rigidi inverni ne fanno un ambiente in cui la sopravvivenza è una sfida. I piccoli mammiferi – messi a più dura prova, data la scarsa massa corporea – scavano generalmente una tana, che serve quale protezione dal clima aspro e dai predatori.

Pronghorn (Antilocapra americana)

Poco correttamente denominato ‘antilope’, il pronghorn è attualmente l’unico superstite di una famiglia a parte di ungulati ed è animale tipicamente nordamericano. A differenza di altri mammiferi, provenienti dall’antico e scomparso istmo di di Bering o da quello di Panama, i suoi antenati sono sempre vissuti qui. E’ un animale velocissimo, capace di raggiungere gli 80 km/h e in grado di mantenere tale velocità anche per 7-8 km. La sua colorazione gli permette un certo grado di mimetizzazione nelle praterie e nelle regioni semidesertiche.

Bighorn sheep o Pecora delle Montagne rocciose (Ovis canadensis)

Sono stati assenti dalle Badlands per circa 40 anni, dato che l’ultimo esemplare noto fu abbattuto nella Stronghold Unit nel 1926.Nel 1964 il Parco li ha reintrodotti nella Pinnacle Area e nella Sheep Mountain Area, per poi riallocarli nella zona di Cedar Pass, vicino al Quartier Generale dei Ranger. Oggi, le maggiori possibilità di avvistare questi schivi animali è lungo il Door Trail, il Cliff Shelf Nature Trail o presso il Pinnacles Overlook. Sono eccellentissimi arrampicatori e saltatori.

Bisonte (Bison bison)

Non c’è animale più legato agli Stati Uniti d’America nell’immaginario collettivo. Nativo di questa regione ne era scomparso verso il 1880. Nel 1963 fu reintrodotto nell’area del Sage Creek. Per evitare che venga contagiato dalla malattie contratte dal bestiame circostante, vive confinato in quei 260 kmq. Nonostante il nome corretto sia ‘bisonte’, spesso viene qui denominato ‘buffalo‘. La Sage Creek Rim Road, in terra costantemente ben battuta, consente un facile avvistamento dell’animale.

Altri Ungulati

Sono presenti esemplari di Cervo Mulo o Mule Deer (Odocoileus homionus) e di Cervo Coda Bianca o Wite-tailed Deer (Odocoileus virginianus).

Roditori

Il Cane della Prateria (Cynomys ludovicianus), preda d’elezione di serpenti, coyote e rapaci, è l’emblematica specie di queste regioni e scava numerosi cunicoli utilizzati anche da altre specie. Negli ultimi dieci è stato messo a dura prova da una specifica pestilenza, che ne ha ridotto considerevolmente il numero. Comuni sono pure i conigli, quali Il Desert Cottontail o Silvilago del Deserto (Sylvilagus auduboni), l’Eastern Cottontail o Silvilago Orientale (Sylvilagus floridanus). Più rare le Lepri: la Lepre Californiana e la Lepre di Prateria (Lepus californicus e Lepus townsendii). Diffusi anche il Chipmunk o Scoiattolo Striato (Tamias minibus); lo Scoiattolo Terrestre a Tredici linee (Ictidomys tridecemlineatus); il Gopher settentrionale dalle tasche (Thomomys talpoides), il Topo dai Piedi Bianchi (Peromyscus leucopus), il Topo Americano delle Messi (Reithrodontomys montanus), il Topo Settentrionale delle Cavallette (Onychomys leucogaster), il Ratto Americano dei Boschi (Neotoma cinerea); l’Arvicola Comune della Prateria (Microtus ochrogaster), l’Arvicola Comune della Pennsylvania (Microtus pennsylvanicus), il Porcospino (Erethizon dorsatum).

Carnivori

Quello più comune è il Coyote (Canis latrans). Meno comuni sono la Volpe Rossa (Vulpes vulpes), il Procione (Procyon lotor), il Tasso (Taxidea taxus), la Puzzola striata (Mephitus mephitus) e la Lince (Linx rufus). Molto rari il Furetto dai piedi Neri (Mustela nigripes), l’animale più a rischio d’estinzione negli Stati Uniti e Il Puma o Leone di Montagna (Felis concolor).

Il regno dei Cani della Prateria

I cani della prateria sono roditori appartenente alla famiglia degli Sciuridi (la medesima degli scoiattoli e delle marmotte) che vivono in colonie numerose nelle praterie centro-occidentali del continente nordamericano. Il loro habitat è generalmente arido, pianeggiante, spesso dove la vegetazione della prateria è più sporadica e bassa e dove il terreno è più facilmente scavabile. Un tempo essi occupavano un’enorme estensione di circa 320.000 kmq, nelle grandi pianure dal Saskatchewan in Canada agli Stati di Sonora e Chihuahua in Messico. Oggi essi sono ridotti a circa il 5% della popolazione primigenia, che contava centinaia di milioni di individui, e vivono in colonie disseminate qua e là, su una superficie totale di circa 6-7000 kmq. Erano pressoché totalmente scomparsi dall’Arizona, ma vi sono stati recentemente reintrodotti in un’area molto limitata. Ne esistono cinque specie, quello a coda nera (Cynomis ludovicianus), quello a coda bianca (Cynomis leucurus), quello di Gunnison (Cynomis gunnisoni) quello messicano (Cynomis mexicanus) e quello dello Utah (Cynomis parvidens). Il più diffuso è quello a coda nera, caratteristico delle grandi pianure degli U.S.A. e presente nella regione delle Badlands del South Dakota. I Cynomis a coda nera hanno una colorazione fulva con il ventre bianco o biancastro; la punta della coda è coperta di pelo nero; le orecchie sono corte e gli occhi grandi, in proporzione al corpo. Misurano circa 35-45 cm e pesano circa un chilogrammo. I cani della prateria sono una delle cosiddette ‘specie chiave’, poiché le loro folte colonie contribuiscono a creare veri e propri piccoli ecosistemi ed habitat di cui beneficiano circa 150 specie di animali, tra i quali i coyote. le aquile ed altri rapaci, i serpenti a sonagli, i conigli, i tassi, i furetti dai piedi neri (Mustela nigripes) e le salamandre tigre; in particolare, le ultime specie non predatrici citate fanno dei cunicoli dei Cynomis anche la propria tana. Tra i benefici effetti della presenza dei cani della prateria ci sono l’aerazione e la fertilizzazione del suolo, che permette un’ampia colonizzazione e biodiversità della flora.

La loro dieta consiste principalmente in semi, erbe varie, germogli, radici, anche se occasionalmente catturano anche insetti.

Come abbiamo detto, vivono in colonie di numerosissimi individui, che scavano complesse reti di cunicoli con aperture multiple. Le colonie sono facilmente identificabili dalle aperture dei tunnel che restano leggermente sopraelevate rispetto al piano del terreno e che permettono alle sentinelle dei Cynomis di avvistare più rapidamente qualsiasi fonte di pericolo; tali montagnole impediscono pure che le forti piogge estive possano allagare gli ambienti sotterranei. I cunicoli contengono gallerie, vere e proprie ‘camere’ per dormire, per allevare la prole, per immagazzinare il cibo e per eliminare i rifiuti. La profondità massima delle gallerie può variare tra i 2 ed i 4,5 metri ed il diametro massimo non supera mai i 15 cm, per impedire il passaggio di animali di maggiore taglia. Le innumerevoli aperture servono per sfuggire ad eventuali intrusi con intenzioni predatorie e sono altresì praticate su diversi livelli, in modo da garantire una eccellente ventilazione dei cunicoli, grazie ad un ben noto principio fisico. Il comportamento sociale dei Cynomis è molto complesso. Essi vivono in ‘congreghe’ familiari ristrette, di cui fanno solitamente parte un maschio adulto, una o più femmine adulte e la loro prole minore di due anni. Non è infrequente il caso di maschi che sconfinano in altre congreghe per cercare quell’accoppiamento che non hanno trovato nella propria. A loro volta, le congreghe sono raggruppate in sorte di ‘vicinati’, vere e proprie circoscrizioni rionali che, tutte insieme, costituiscono una colonia, denominata Prairie Dog Town, la cittadella dei cani della prateria. Il sistema di comunicazione tra gli individui abitanti la colonia è oltremodo complesso. Le sentinelle a guardia delle aperture emettono segnali sonori differenziati a seconda dei differenti tipi di predatori presenti sul territorio della cittadella. In alcuni casi il ‘linguaggio’ è in grado di comunicare non solo il tipo ma anche le caratteristiche del predatore, tipo la stazza, il colore, la direzione o la sua velocità. Si è perfino individuato uno specifico verso per segnalare un uomo armato di fucile. Molti segnali assomigliano a brevi latrati canini, da cui il nome della specie, conferito loro dai primi coloni americani delle grandi pianure. Durante i mesi estivi l’attività della specie è soprattutto crepuscolare, cioè all’alba o a tramonto; nelle ore più calde i Cynomis riposano, così come durante le piogge. I mesi più freschi assistono ad una più frenetica attività fuori dalle tane. Spesso dall’andare e venire tra le aperture e dall’incontro tra due individui consegue una sorta di ‘bacio’, in cui essi si toccano con il naso e spesso si serrano con i rispettivi denti: pare che ciò serva ad una rapida verifica dell’appartenenza ad un gruppo familiare o sociale. La maturità sessuale del Cynomis ludovicianus viene raggiunta dopo due anni di età. L’estro delle femmine, che prelude al periodo di accoppiamento, dura un’ora solamente e si verifica una sola volta all’anno. L’accoppiamento si verifica nella maggior parte dei casi sotto terra. La stagione riproduttiva inizia a Marzo e la gestazione dura dai 33 ai 38 giorni: pertanto le cucciolate – che contano da 1 a 8 individui con una media di 3-4 – nascono tra Aprile e Maggio. I cuccioli nascono ciechi, glabri ed assolutamente indifesi e ricevono cure parentali da entrambi i genitori, anche se il grosso del compito dello svezzamento spetta alla madre; i maschi difendono la prole anche dall’aggressività di altri individui della colonia, dato che l’infanticidio è piuttosto comune. Una volta in grado di uscire dai cunicoli, i piccoli possono essere nutriti anche da altre femmine provviste di latte. Solo la metà dei cuccioli riesce comunque a sopravvivere alla durezza climatica dell’inverno successivo. La vita media dei cani della prateria varia tra i circa 8 anni delle femmine ai circa 5 dei maschi. Tuttavia, più della metà degli individui non raggiunge l’anno di età a causa della frequentissima predazione e della rigidità degli inverni. Gli animali sono valorosi combattenti, si difendono letteralmente con le unghie e con i denti e spesso non soccombono al predatore di turno. Attualmente, e da qualche anno, essi sono minacciati da una grave pestilenza, dalla medesima peste che fu denominata in Europa la morte nera e ne decimò la popolazione. La malattia, contro la quale si stanno battendo gli esperti americani, è trasmessa, come noto dalle pulci e, purtroppo, il comportamento sociale dell’animale contribuisce a propagare rapidamente un’eventuale focolaio. Recentemente si è constatato un comportamento assassino dei Cynomis nei confronti degli scoiattoli terrestri (Ictidomys tridecemlineatus), specie dei piccoli. È un caso pressoché unico di sistematica uccisione di un mammifero erbivoro da parte di un altro mammifero erbivoro. Ma ciò non sorprende, dato che le due specie occupano la stessa nicchia ecologica e condividono praticamente la medesima dieta. Meno scoiattoli significa più cibo per i cani della prateria, un caso un cui essere serial killers risulta vincente allo scopo di sopravvivere ed allevare prole più robusta.

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