Le relazioni tra popoli devono tenere ben a mente chi viola i diritti fondamentali della vita nascondendosi dietro una cultura che non riesce a trasformare in forme civili le condizioni del suo popolo. E’ il caso dell’Iran che a eseguito la condanna a morte della sposa bambina Zeinab Sekaanvand non ascoltando le istanze che sono arrivate da molte organizzazioni mondiali. Amnesty International che si era impegnata a salvare dalla pena capitale la giovane ragazza ha sostenuto: “Non solo Zeinab era minorenne al momento del reato, ma il suo processo era stato gravemente irregolare. Aveva avuto assistenza legale solo nelle fasi finali del procedimento, nel 2014, quando aveva ritrattato la confessione, resa a suo dire dopo che agenti di polizia l’avevano picchiata su ogni parte del corpo”. La vicenda risaliva al 2011. Zeinab era stata costretta a sposare il marito a 15 anni. Poi gli abusi fisici e psicologici, fino a che non decise di farsi giustizia da sola. Quando è stata arrestata a 17 anni la ragazza ha confessato, salvo poi ritrattare, accusando il fratello del marito di averla violentata e poi di aver commesso l’omicidio. Raccontò di essere stata trattenuta 20 giorni in una stazione di polizia e di aver subito ogni genere di tortura da parte degli agenti. La condanna a morte era stata posposta dopo che in carcere la giovane nel 2016 si era risposata con un detenuto ed era rimasta incinta, ma partorì un bimbo morto. Secondo i medici il decesso venne causato dallo shock subito dalla giovane dopo l’esecuzione della sua compagna di cella. Secondo la legge iraniana, ai minori può essere risparmiata la pena di morte se al momento del delitto “non erano in grado di comprendere la natura del loro crimine”. Da un perizia psichiatrica Zeinab era risultata essere preda di una “grave forma di depressione” caratterizzata da insonnia e “difficoltà a prendere decisioni”. Ma, aveva sottolineato Amnesty International in una delle sue tante denunce per tentare di sensibilizzare il mondo e contribuire a salvare la vita alla giovane, questo referto non è stato preso in considerazione. Dal 2005 vi sono state circa 90 esecuzioni del genere, di cui almeno cinque nel 2018, sottolinea Amnesty, aggiungendo che nelle carceri del Paese restano in attesa dell’esecuzione almeno altri 80 minorenni al momento del reato.