Chi pubblica un “best of” rischia spesso di speculare sull’affetto dei fan. Non è questo il caso di Francesco Di Bella che, raccontando i propri 20 anni in musica, dimostra in modo inconfutabile la propria maturazione artistica attraverso un tour lungo una intera stagione e un album in cantiere con uscita prevista in autunno. Si tratta quindi, più che una raccolta di tracce, di un metterci anima e corpo, un donarsi che vive di momenti altissimi, di straordinaria e simbiotica intensità col pubblico. Una storia trasversale dei 24 Grana e di quella recente da solista attraverso le canzoni più sentimentali e introspettive, spesso annegate fra i singoli più gettonati. La scaletta è finalizzata a riproporre brani nuovi e dal glorioso passato coi 24 Grana, ma non necessariamente le canzoni incluse nelle abituali raccolte, escamotage per far soldi quando non si hanno più idee. Tutt’altro. L’abbraccio di Francesco Di Bella con il pubblico adesso è totale: per molti ragazzi cresciuti negli anni ’90 i brani proposti sono davvero uno stralcio della loro infanzia. Inoltre, c’è un rispetto incredibile verso questo cantautore che è stato leader di un gruppo che non ha mai cercato di emulare nessuno ma ha sempre sperimentato, spesso controcorrente, pagando qualcosa in termini di vendite discografiche. Un tour di ricordi e suggestioni, più che una semplice cronistoria. Un lavoro gigantesco per mole e per intensità, di taglio quasi storiografico, genuino, che accoglie e non spaventa chi, con la sua musica, non ha un rapporto radicato. Un’energia non ancora sopita e che scorre come in un filo rosso (fuoco) da quello che Francesco è stato e quello che Francesco sarà.
Vent’anni e tante vite artistiche per te: a che punto sei oggi?
Il fatto di non essermi mai chiuso in un cliché ha sicuramente facilitato il mio percorso: andare sempre avanti e sentirmi aperto a nuove scoperte. È come se lanciassi sempre il cuore oltre l’ostacolo.
Qual è stato il momento di svolta della carriera?
Non saprei, perché il mio non è stato un percorso “normale”, costruito di premi o chissà cosa, ma credo di aver lasciato una band importante nel momento in cui bisognava raccogliere qualcosa, in primis il mio mododi essere e la mia voglia camaleontica di crescere come artista.
I 24 Grana sono stati un’esperienza fondamentale per la musica. Se dovessi scegliere le canzoni che rappresentano al meglio quell’atmosfera quali sceglieresti?
Credo le canzoni dei primi tre album: avevamo il fuoco dentro, gli altri della band erano bravissimi a capire ed ampliare le mie sensazioni e a seguire le suggestioni dei miei testi. Venivano fuori cose incredibili.
A un certo punto hai sentito la necessità di “metterci la faccia”, prima con «Ballads Cafè» e poi col primo album di inediti «Nuova Gianturco». Cosa puoi dirci di quello che sarà il nuovo disco?
Indubbiamente, l’album rappresenterà una rottura con il passato più recente. Nasce in team con la band che mi accompagna dal vivo (Alfonso “Fofò” Bruno alla chitarra, Andrea Pesce alle tastiere, Alessandro Innaro al basso e Cristiano de Fabritiis alla batteria, ndr ). Le canzoni le ho scritte tutte in pochissimo tempo: dopo aver registrato i demo a casa di Andrea (Pesce, ndr ), abbiamo deciso di incidere l’intero album in quella situazione così “familiare”, salvo qualche overdubbing che necessitava di un ambiente diverso. Sono felice di come stanno andando le cose e c’è molta curiosità da parte di colleghi e addetti ai lavori. Era da tanto che non mi dedicavo ad un progetto con tutta questa urgenza creativa: sarà perché ha molto a che vedere con il fuoco.
Andrea Fiorentino