Sicilia, LIPU e WWF contro il calendario venatorio 2018/2019 emanato ad agosto scorso dall’Assessore all’Agricoltura Eddy Bandiera. L’estensione del periodo di caccia era una scelta già ampiamente criticata da ISPRA che, per il secondo anno consecutivo, aveva dato parere sfavorevole alla bozza di calendario presentata. Secondo l’Ente non era ritenuta idonea per esempio l’apertura della caccia al colombaccio dal 2 al 10 settembre, mentre per beccacce e quaglie si chiedeva la chiusura anticipata rispettivamente al 31 dicembre e al 31 ottobre.
La sentenza del TAR
Secondo la sezione di Palermo del TAR l’apertura anticipata della caccia in Sicilia al 1° settembre è da ritenersi illegittima, ne consegue che qualsiasi attività venatoria che interessi uccelli e piccola selvaggina deve essere interrotta sino al 1° ottobre. La caccia al coniglio invece deve considerarsi chiusa per l’intera stagione. L’ordinanza fa riferimento anche all’illegittimità della prosecuzione delle attività venatoria nel mese di febbraio 2019 e bacchetta la Regione per aver disatteso immotivatamente il parere dell’ISPRA. Il TAR Palermo, inoltre, nel richiamare la giurisprudenza del Consiglio di Stato sul rispetto del parere dell’ISPRA e per la prima volta anche quella della Corte dei Conti sul danno erariale conseguente all’illegittimo prelievo venatorio di fauna selvatica (patrimonio indisponibile dello Stato), ha evidenziato la mancanza di dati scientifici aggiornati in base ai quali la Regione avrebbe dovuto disciplinare la caccia in Sicilia. «La sentenza apre una pagina del tutto nuova nella questione delle attività venatorie in Sicilia – commenta a ‘La Rivista della Natura’ Giuseppe Amato, Responsabile Aree Naturali Protette di Legambiente Sicilia – Già altre volte l’azione delle associazioni ambientaliste aveva dimostrato le scelte errate da parte dei governi regionali succedutisi negli ultimi anni, ma questa volta tutti gli aspetti dell’ordinanza rafforzano la nostra posizione che ritiene improrogabile una profonda riforma dell’intero settore». Legambiente, LIPU e WWF chiedono all’Assessore Bandiera l’immediata esecuzione della decisione del TAR per evitare ulteriori e irreparabili danni al patrimonio faunistico e l’emanazione di immediate disposizioni ai corpi di polizia e vigilanza per il rispetto dei nuovi divieti.
I devastanti effetti dei giorni scorsi
Una decisione arrivata però già tardi. A pochi giorni dall’apertura anticipata della caccia, un giovane esemplare di capovaccaio è stato ucciso a fucilate in Sicilia occidentale. Clara, questo il nome del rapace, era stata liberata a Matera nell’ambito del “Life Egyptian vulture”, un progetto finanziato dall’Unione Europea per la conservazione ed il monitoraggio tramite Gps di questi rari uccelli. Dopo aver attraversato i cieli della Calabria insieme alla sorella Bianca, l’esemplare stava sorvolando la zona di Mazara del Vallo quando è stato abbattuto da una fucilata. Unanime lo sdegno non solo nel mondo delle associazioni ma anche a livello politico: il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha duramente condannato l’accaduto. Pochi giorni dopo una Sterna maggiore è stata uccisa nelle campagne del Siracusano e poi ancora un Falco Pescatore, alla sua prima migrazione, colpito da una raffica di pallini nella zona di Torrenova nel Messinese. La Sicilia si è confermata anche quest’anno un vero e proprio maelström per gli uccelli migratori che, ignari, cadono ogni anno sotto il fuoco vigliaccio di bracconieri e cacciatori. Che poi, tra questi ultimi, c’è differenza?
Andrea Di Piazza