Le grandi compagnie di pesca di krill si impegneranno a tutelare la Penisola Antartica, la casa del pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri). E questo grazie alla mobilitazione di un milione e mezzo di persone che hanno aderito alla campagna lanciata da Greenpeace per chiedere di ridurre la pesca nelle acque dell’Antartide.
Stop alla pesca nelle zone cuscinetto
La maggior parte delle compagnie hanno, infatti, annunciato di voler fermare volontariamente l’attività di pesca di krill in ampie aree attorno alla Penisola Antartica al fine di tutelare la fauna di questa parte di Pianeta; tra queste ci sono anche alcune “zone cuscinetto” attorno alle colonie riproduttive dei pinguini.
Nuove zone protette per tutelare la fauna
L’accordo è stato raggiunto con le imprese che rappresentano l’85% dell’industria della pesca al krill in Antartide e che sono i membri della Association of Responsible Krill (ARK): Aker BioMarine, CNFC, Insung, Pescachile e Rimfrost. Queste compagnie, inoltre, si sono dette pronte a sostenere il processo politico e scientifico volto alla creazione di una grande rete di aree marine protette in Antartide anche in zone fino ad oggi interessate dalle proprie attività di pesca. Secondo l’associazione ambientalista, questo importante risultato è il frutto della mobilitazione generale. «Oltre un milione e 700 mila persone hanno sostenuto a livello globale la nostra campagna per proteggere l’Oceano Antartico, 80 mila anche in Italia. A loro, a voi, va il nostro ringraziamento», ha detto Greenpeace.