La parola d’ordine è solo una: massimizzare i profitti, e sebbene le vigenti normative in materia di benessere animale impongano spazi minimi per ciascun soggetto presente negli allevamenti intensivi, basta vedere le condizioni degli animali rinchiusi nelle gabbie per capire che si tratta di dimensioni del tutto insufficienti. La denuncia arriva dalla nuova indagine dell’associazione animalista Essere Animali che ha documentato le condizioni di vita negli allevamenti.
Nessuno peggio dei conigli
Sono forse i conigli gli animali che negli allevamenti intensivi se la passano peggio dal momento che non esiste una normativa che disciplini le dimensioni delle loro gabbie. «Quello che abbiamo visto negli stabilimenti italiani sono condizioni molto simili a quelle delle galline in batteria. Abbiamo documentato gabbie di circa 20 per 35 centimetri con un altezza compresa tra i 30 e i 35 centimetri con all’interno 1 o 2 animali. Si tratta di misure che permettono ai conigli il solo girarsi su se stessi e alzarsi a malapena sulle zampe posteriori», ha spiegato l’associazione.
Maiali
Le femmine di maiale destinate alla riproduzione vengono rinchiuse singolarmente in gabbie di ferro larghe 60 centimetri, alte 65 centimetri e lunghe 2 metri. In queste condizioni gli animali non riescono nemmeno a girarsi su se stessi. In queste gabbie di gestazione le scrofe restano almeno 28 giorni, vale a dire il tempo necessario per accertare il loro stato di gravidanza. Terminato questo periodo – stabilito per legge – devono essere trasferite in recinti collettivi, ma non finisce qui. A una settimana dal parto vengono nuovamente confinate in box singoli, simili alle gabbie di gestazione ma con un piccolo spazio per i cuccioli. «Molto spesso in queste gabbie abbiamo documentato la presenza di porcellini morti schiacciati», hanno spiegato gli attivisti.
Polli e galline
Lo spazio destinato a ciascuna gallina ovaiola dipende dal metodo di allevamento, indicato sul codice stampato sul guscio delle uova. Le galline in gabbia, che costituiscono il 60% degli animali allevati, vivono in 13 all’interno di un metro quadrato. Questo vuol dire che ognuna ha a disposizione uno spazio di 750 centimetri quadrati, vale a dire poco più di un foglio da stampante. L’altezza minima delle gabbie, spesso impilate in più piani, è di 45 centimetri: in spazi così ristretti una gallina non ha nemmeno modo di aprire le ali. Per le galline a terra e all’aperto la densità è di 9 galline ogni metro quadro. Negli allevamenti biologici la situazione migliora leggermente con “solo” 6 animali per metro quadrato. Si può pensare che la condizione dei polli da carne siano migliori di quelle delle galline, poiché vengono allevati a terra. Ma per “allevamento a terra” non si intende altro che un enorme capannone di cemento e senza finestre, aerato e illuminato artificialmente. In queste strutture vengono stipati anche 30.000 animali con una densità che raggiunge i 20 polli per metro quadrato. In tali condizioni, l’impiego di farmaci che evitano il proliferare delle malattie è inevitabile.
Vitelli
Anche i vitelli appena nati vengono rinchiusi in gabbie poco più grandi di loro: solo dopo 8 settimane saranno trasferiti in un recinto di gruppo. «In questi stretti spazi i cuccioli non hanno modo di muoversi e sviluppare muscoli, manifestando uno stato di stress evidente nei continui movimenti stereotipati», spiega l’associazione. Le femmine saranno poi indirizzate come le madri a produrre latte, mentre i maschi diventeranno carne da macello nel giro di un anno.
Marta Frigerio