Gazzettino Italiano Patagónico

L’esempio virtuoso dell’Ecuador nella protezione delle Galapagos

Le isole Galapagos sono un paradiso da conservare e preservare così come ci sono state donate. È questa la missione che si è dato il governo dell’Ecuador che, negli corso degli ultimi 50 anni, ha varato una serie di leggi per proteggere questo suo arcipelago, disperso nell’Oceano Pacifico, dalle contaminazioni provenienti dal resto del mondo. Quando nel 1959 l’amministrazione di Quito constatò l’incredibile eterogeneità della flora e della fauna terrestre e marina di queste isole dichiarò parco nazionale il 97,5% dell’area emersa, escludendo solo le zone colonizzate, mentre nel 1986 anche le acque circostanti vennero dichiarate riserva marina e Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

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L’Arcipelago di Colòn, come vengono anche chiamate le Galapagos, è un mondo a sé, un equilibrio rimasto vergine nel corso dei millenni. Lo notarono fin da subito i pirati e i bucanieri inglesi e spagnoli che nel sedicesimo secolo per primi raggiunsero queste latitudini. L’incredibile eterogeneità di flora e fauna terrestri e marine erano tali da sbalordire addirittura chi per decenni non aveva fatto altro che esplorare luoghi sperduti e incontaminati. Prima del loro arrivo la totale assenza, tanto dell’essere umano, quanto dei predatori aveva reso molte specie terrestri, uniche abitanti di isole e scogli, totalmente prive di paura. Oggi quasi nulla è cambiato. Chi si arrampica sugli scogli deve dare la precedenza alle migliaia di uccelli indisturbati dalla presenza umana, camminando lungo le spiagge si devono schivare le foche che giocano o che placidamente riposano, lungo i sentieri bisogna scavalcare fierissime iguane marine o terrestri che si scaldano al sole. Inoltre bisogna sempre stare all’occhio per evitare di pestare involontariamente nidi di tartaruga.

L’esempio virtuoso dell’Ecuador nella protezione delle Galapagos

La preservazione di questo sistema, però, non è stata, e non è, indolore. La sua ricchezza naturalistica è, infatti, un arma a doppio taglio. I navigatori che qui approdarono negli scorsi secoli iniziarono a sfruttare la docilità degli animali per catturarli e utilizzarli come rifornimento di cibo durante i viaggi, portando così alcune specie fino all’estinzione. Dopo il secondo conflitto mondiale, invece, la presa di coscienza dell’unicità di questo arcipelago rischiava di renderlo vittima del turismo di massa che avrebbe inevitabilmente tolto spazio ai suoi abitanti autoctoni, gli animali, causandone la fuga o alterandone i comportamenti.

Per difendere le Galapagos è intervenuto dunque il governo dell’Ecuador che, dichiarandole parco nazionale, ha introdotto una serie di leggi protezionistiche e bloccato quasi totalmente l’immigrazione dal continente come dal resto del mondo. Oggi le uniche attività commerciali ivi presenti possono essere esercitate soltanto dai pochi residenti, cioè dai discendenti di chi vi andò a vivere prima dell’introduzione di queste leggi. Oltre a loro chiunque altro voglia mettere piede su queste isole deve pagare una tassa di cento dollari a ogni ingresso. Lo status di residente, salvo poche, rare, eccezioni, si può ottenere soltanto sposandosi con qualcuno di autoctono e purché il matrimonio duri più di 10 anni.

Queste misure, considerate come una tutela per il delicato equilibrio che l’uomo ha creato con le specie animali, sono volte a scoraggiare l’immigrazione di massa, considerata come una minaccia per la tutela e la preservazione della ricchezza di queste isole.

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Il governo dell’Ecuador è così riuscito, forse inconsapevolmente, a realizzare ciò che politici e governi di mezzo mondo occidentale dicono di voler fare: bloccare i flussi migratori verso destinazioni molto ambite in cui la disoccupazione è bassa, le tutele sono garantite e gli stipendi sono decisamente più alti della media nazionale.
La bellezza delle Galapagos e l’unicità di chi le abita ha convinto i legislatori a volerne preservare la verginità e a non sacrificarle in nome di logiche affaristiche. Sulle isole, infatti, il turismo di lusso è del tutto assente, l’architettura dei pochi villaggi presenti è essenziale, la connessione a internet è debole, se non assente. Le loro bellezze e le loro ricchezze, che per secoli le hanno rese vittime di espropri e saccheggi, le stanno salvando dal destino che è stato scritto per la quasi totalità del pianeta. C’è una leggenda alle Galapagos che narra di come un tempo vi approdasse chi veniva colpito da una maledizione. Oggi questo racconto è stato tramandato ma la maledizione, si dice, si è trasformata in benedizione. Ed è l’unico cambiamento che viene accettato.

Fuente Rivista  NATURA

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