
«Davvero non capisco perché debba sempre piovere tutte le volte che si torna in montagna nella casa di nonno – osservò mio fratello in tono annoiato mentre guardava fuori dalla finestra che dava sull’ampio parco che abbracciava la casa liberty. -. Fa sembrare tutto così deprimente quando non lo è invece».
«Io sono contento di esser tornata! – ribatté piccata mia madre -. La pioggia lava via ogni cosa. E da quel tocco di romanticismo ottocentesco che a me piace tanto. E tra poco ci beviamo finalmente un tè come si deve nella veranda che da sul giardino! Cosa vuoi di più? ».
«Ma non possiamo prendere il tè, adesso? Ho una fame da lupi», chiese sconsolato mio fratello.
«Sono soltanto le tre, Maurizio. Anzi, chiama tuo fratello e andate a prendere da Biffi dei dolci come si deve», concluse mia madre voltando le spalle e dirigendosi nel salone con gli arazzi.
«Ma mamma! – protestai io – Tra poco mi dovrebbe chiamare un mio cliente per aggiornarmi su come procede la terapia che ho prescritto al suo cane, ora non riesco».
Non feci in tempo a terminare la frase e prendere le chiavi della macchina, che squillò il telefono lasciato vicino allo svuota tasche.
«Pronto? Sì, sono il dottor Corbetta, mi dica, come sta Tommy?», chiesi io al signor Fabio, proprietario del pastore tedesco.
«Mah dottore, Tommy sta bene. Mangia, corre, esce volentieri. Però non so, secondo me non ha ancora fatto effetto il farmaco che mi ha dato!»
«Guardi signor Fabio, la terapia l’ha iniziata solo ieri, è normale. Vogliamo dargli una chance?»
«Ah sì certo dottore. Ma la chance è un altro antibiotico che trovo in farmacia?».