
Attualmente, le aree urbane coprono quasi il 3% della superficie terrestre, un dato che è in costante aumento insieme alla crescita della popolazione umana.
Capire come la natura si adatti a questo processo evolutivo del pianeta è molto importante.
Studi condotti in Italia e a livello internazionale hanno, infatti, mostrato nel corso del tempo un progressivo inurbamento di molte specie di uccelli, che in città trovano cibo, spazi per nidificare, meno predatori e nel periodo invernale temperature più elevate. Il quadro ambientale che si genera crea un nuovo ecosistema che favorisce, in base alle situazioni, alcune specie.
Qualche predatore naturalmente ne approfitta stabilendosi anch’esso in città.
L’inquinamento acustico delle città
È il caso dell’ allocco, uno dei rapaci notturni più diffusi in Italia. Fino a qualche tempo fa si pensava che unica condizione necessaria alla sua residenza nei parchi e nei giardini urbani fosse la presenza di alberi maturi, come avevano dimostrato alcune ricerche eseguite a Pavia, Roma e Monza. Uno studio molto interessante condotto in Poloniada un team di ornitologi dell’università di Cracovia, pubblicato a fine anno sulla prestigiosa rivista Ibis, ha permesso di evidenziare che esiste, invece, un altro inquietante parametro che incide sulla presenza o meno in città di questi predatori notturni: il rumore.
Le abilità canore degli allocchi sono risapute così come le loro abitudini a difendere il territorio con l’uso delle vocalizzazioni. Lo studio dell’Università di Cracovia ha posto in evidenza quanto l’inquinamento acustico notturno delle città condizioni pesantemente le comunicazioni vocali tra gli allocchi e impedisca un buon ascolto dei movimenti delle prede. I rapaci notturni hanno, infatti, nell’udito la loro arma letale per poter localizzare nell’oscurità le prede e senza il silenzio tipico dei boschi tutto diventa più difficile. E così, nelle aree ad alto scorrimento di traffico o soggette a rumori costanti, nonostante l’esistenza di ambienti idonei gli allocchi, si sono registrate presenze assai meno rilevanti di individui.
Dunque, l’ allocco accetta la presenza dell’uomo, ma pretende il silenzio. E, forse, un po’ di rumore in meno non farebbe male nemmeno a noi!