L’ironica risposta dell’ente turistico: un video in cui la polizia del nudo caccia i visitatori dalla casa-museo del grande maestro barocco
SIMONE COSIMI
Tanto da aver protestato ufficialmente, anche se in chiave per fortuna ironica, con un breve video in cui i visitatori della Rubenshuis di Anversa, la casa museo del pittore nato a Siegen, vengono spinti ad abbandonare in tutta fretta le sale se dichiarino di disporre di un account sul social media. “Siamo lieti di sostenere questa particolare iniziativa – ha spiegato Peter De Wilde, ceo di Visit Flanders, l’ente del turismo delle Fiandre – i nostri maestri fiamminghi attirano ogni anno centinaia di migliaia di visitatori nelle Fiandre e ne siamo orgogliosi. Con il nostro programma pluriennale incentrato su Rubens, Bruegel e van Eyck, partito nel 2018, puntiamo ai tre milioni di visitatori entro la fine del 2020. La diffusione della nostra eccezionale eredità culturale oggi non è possibile attraverso i social media più popolari. La nostra arte viene classificata come oscena e addirittura pornografica. Un vero peccato, perché impedisce di promuovere i nostri maestri”.
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A quanto pare le opere sarebbero finite nel mirino non tanto di per se stesse quanto per essere state incluse in una campagna promozionale sulla piattaforma. In una lettera aperta firmata da molti responsabili di musei e istituzioni locali: “Anche se ci viene da ridere perché considerate i seni, i glutei e i cherubini di Rubens indecenti, la vostra censura culturale ci rende la vita più difficile” si legge nella missiva. Fra i post rimossi sarebbe stata utilizzata anche la Deposizione dalla Croce del 1611-12, parte di un trittico conservato alla Cattedrale di Nostra Signora di Anversa.
Menlo Park ha spiegato che intende discutere del tema con l’ente turistico ma ha insistito sul fatto che i dipinti non sarebbero stati proibiti e rimossi se fossero stati pubblicati tramite un post normale. La cancellazione riguarda il loro uso in una campagna promozionale. “Con questa iniziativa – ha concluso Wilde – ci facciamo sentire e celebriamo lo spirito di Peter Paul Rubens. Era infatti un artista ribelle che non si sottraeva al dibattito sociale. Non potevamo dedicargli tributo migliore che abbracciare la lotta contro l’inutile censura artistica”.