Vederlo lì, «appena» quinto, schiacciato nella visione laterale del fotofinish nella prima corsia d una delle finali olimpiche dei 100 metri maschili più veloci della storia, ne penalizza l’impresa. E l’impresa di Marcell Jacobs è stampata su un cronometro: 9″85. Certo è un tempo superiore a quello dei quattro che lo precedono, ma con quel crono Jacobs sarebbe salito sul podio in quattro delle ultime 5 edizioni delle Olimpiadi prima di Parigi. Nel 2000 avrebbe vinto l’oro, nel 2004 oro o argento (dipende dai millesimi), nel 2008 argento, nel 2012 sarebbe arrivato quarto, nel 2016 secondo, nel 2021 terzo (ma quell’anno stravinse con uno straordinario 9″80. Ma che sia stata una finale dei 100 straordinaria lo dicono anche gli altri numeri. Per la prima volta nella storia tutti i partenti sono scesi sotto il muro dei 10 secondi, sette sotto i 9.90. Per la prima volta i primi due sono stati accreditati dello stesso tempo (9.79), con un distacco dal terzo – solo due centesimi – mai così risicato. Settore per settore poi si può notare che Jacobs è partito meglio, divorando i primi dieci metri in 1.87, con Lyles in 1.95. Era al comando anche dopo venti metri (2.92), ai trenta metri saliva Thompson, ma Kerley e Jacobs erano a un solo centesimo (3.85), con Lyles ancora ultimo con 3.90. Jacobs è passato da terzo ai 50, chiudendo poi leggermente peggio degli avversari. La velocità di punta è stata raggiunta da Lyles, con 43,6 km/h, Jacobs è andato più «piano»: 42,8 km/h.
Mario Piccirillo
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