Meloni a testa bassa contro Pd e sinistra, e il bipolarismo si rafforza

Parla delle riforme del suo Governo, le ultime quelle del Premierato e dell’Autonomia differenziata, per poi attaccare a testa bassa il Pd di Elly Schlein e le altre opposizioni. In particolare, ha detto la premier Giorgia Meloni, «la riforma del premierato che ha completato la sua prima lettura al Senato e che se gli italiani lo vorranno permetterà ai cittadini di scegliere direttamente il capo del governo mettendo fine a 70 anni di instabilità, governi balneari, governi tecnici, governi arcobaleno, promesse tradite e trasformismo».

Contro tutte queste riforme, ha sottolineato «la sinistra, di ogni colore, è scatenatissima. Ci accusano ovviamente di ogni nefandezza… sul premierato ci accusano di deriva autoritaria, poi si scopre che lo proponeva anche il Pds di Achille Occhetto circa 30 anni fa. In pratica Achille Occhetto era molto piu’ avanti di Elly Schlein». E Occhetto, l’ultimo segretario del Pci, diventa oggetto della contesa: «Meloni dice che Occhetto era più avanti di me? Ma perché? È a corto di argomenti…» ha detto la leader Dem, e ha proseguito: «È chiaro che c’è stata una bocciatura delle destre al governo. Il messaggio a Meloni è chiaro, basta tagli alla sanità e ai salari, basta con l’autonomia che spacca il Paese, a maggior ragione oggi. Meloni, stiamo proprio arrivando».

Ma la presidente del Consiglio non ci sta, e alza il tiro:  «Questo siamo noi. Patrioti. Patrioti che sanno quale sia il verso della bandiera tricolore quando la sventolano e che lavorano perché tutti i cittadini di questa nazione abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità, dimostrando che si sarebbe potuto fare anche prima. Forse lo sa anche l’opposizione. Forse per questo sono così nervosi e usano irresponsabilmente i toni da guerra civile, perche’ non hanno argomenti nel merito». Toni da guerra civile? «Non so a cosa si riferisca Meloni ma noi stiamo facendo una battaglia di merito contro le sue riforme, non ce n’è una in cui accanto alla critica non ci sia una proposta alternativa. Capisco la difficoltà di accettare questa sconfitta sonora 6-0 nei capoluoghi e la volontà di far parlare di altro, ma i nostri toni non sono mai stati quelli. Sarebbe già un passo avanti se ammettessero la sconfitta» ha subito replicato la segretaria del Partito democratico. Altro tema di scontro, la proposta lanciata da esponenti di primo piano del Centrodestra di eliminare il turno di ballottaggio.

Ha iniziato il presidente del Senato, Ignazio la Russa, a seguire anche il Vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè: «C’è da avviare una riflessione, piuttosto, sul turno di ballottaggio rispetto alla possibilità di aggiudicare la vittoria già al primo turno in presenza di una percentuale di consensi elevata, come avviene già in Sicilia, del 40%. il paradosso infatti che candidati vincenti al secondo turno abbiano meno voti rispetto alla secondo arrivato il primo turno. Siccome ci importa è che la volontà popolare venga legittimata, ritengo che sia giusto riflettere se il doppio turno per le elezioni comunali possa avere ancora un senso». Anche qui immediata la risposta Dem: «Mi permetto di dare un consiglio – ha detto il presidente dei senatori Francesco Boccia – non provino a cancellare il doppio turno, perché chi mette mano alla legge elettorale, di solito, si fa male. Questa è lì dal 1993 e non va toccata. Loro pensano che la soluzione non sia incentivare la partecipazione dei cittadini, ma abbassare le soglie per l’elezione. Quello è il modo migliore per dire alla gente di non andare a votare. Non apriamo un altro fronte di duro scontro in Parlamento e nel Paese».

Nico Perrone

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