Ridare valore al suolo e combattere le attività umane per vincere la desertificazione

Il ripristino delle terre, l’arresto della desertificazione crescente e la creazione di una risposta alla siccità sono i temi principali di questa Giornata mondiale dell’ambiente 2024, che vuole rappresentare un richiamo alla protezione e alla rinascita degli ecosistemi in tutto il mondo. L’evento, dal titolo «Una sola Terra», è ospitato dal Regno dell’Arabia Saudita. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite, il 40% del suolo mondiale è a ‘pericolo degrado». La siccità e la desertificazione stanno causando rischi irreversibili alla biodiversità e al suolo, nonché perdita di vegetazione. Studi recenti sostengono infatti che questo fenomeno, potrebbe interessare oltre tre quarti della popolazione mondiale entro il 2050.  Iyad Abu Moghli, fondatore e direttore del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, Faith for Earth, spiega che le cause principali del degrado del territorio sono le «attività umane», che alterano l’equilibrio naturale degli ecosistemi. «La desertificazione – spiega – comporta il disboscamento delle foreste per l’agricoltura e l’urbanizzazione. Questo porta all’erosione del suolo, alla perdita di biodiversità e all’alterazione del clima locale. Il pascolo eccessivo è un altro esempio, non solo riduce la vegetazione, ma colpisce il suolo e aggrava l’erosione». Il direttore di Faith for Earth chiarisce che le pratiche agricole scorrette, come la monocoltura, senza adeguate misure di conservazione del suolo, impoveriscono il terreno e aumentano la vulnerabilità all’erosione. «L’urbanizzazione e le attività industriali spesso provocano la ‘contaminazione’ del suolo e la perdita di habitat». Il ripristino dei terreni può invertire la tendenza al degrado, di questo è pienamente convinto Iyad Abu Moghli, il quale sottolinea il fatto che solo attraverso interventi mirati i terreni degradati possono essere riabilitati e riportati alla loro produttività naturale e alla loro funzione ecologica. «Il rimboschimento consiste nel piantare alberi e ripristinare gli ecosistemi forestali per combattere la desertificazione e l’erosione. Questo – illustra Abu Moghli – fornirà anche un habitat per la fauna selvatica e mitigherà il cambiamento climatico. Le pratiche di conservazione del suolo, come i terrazzamenti, le arature di contorno e le colture di copertura, migliorano la fertilità del suolo e ne trattengono l’umidità». Lo studioso infine, parla dei metodi di conservazione dell’acqua, come la raccolta dell’acqua piovana, che «può aiutare le terre degradate a reintegrare le falde acquifere sostenendo così la copertura vegetale».  Abu Moghli spiega come la voce di Papa Francesco abbia un peso significativo nel dialogo globale sulla «protezione dell’ambiente». Nell’enciclica Laudato si’, il Papa sottolinea che la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una «conversione ecologica», un «cambio di rotta» affinché le persone si assumano la responsabilità di impegnarsi per la «cura della casa comune». Secondo Il fondatore di Faith for Earth» il documento del Pontefice è fonte di ispirazione e di impegno, non solo dei leader religiosi e dei credenti, ma anche della comunità internazionale. «La Laudato si’ – conclude – risuona al di là dei confini religiosi, la dimensione etica che vi è inclusa fa una grande differenza». La Giornata mondiale dell’ambiente, celebrata ogni anno il 5 giugno, è un’importante ricorrenza riconosciuta a livello internazionale che mira a promuovere la consapevolezza e l’azione per proteggere l’ambiente. L’evento è stato istituito nel 1972 dalle Nazioni Unite e la data è stata scelta per commemorare l’apertura della Conferenza di Stoccolma sull’ambiente, primo vertice che ha posto l’habitat al centro dell’agenda politica internazionale.

Jessica Jeyamaridas