19 marzo, 2024

Le prime ripercussioni sulla libertà di espressione a Hong Kong


I primi effetti della tanto discussa legge di Sicurezza nazionale sono già evidenti ad Hong Kong. Dopo i primi arresti di manifestanti lo scorso weekend, il governo ha prontamente rimosso i libri di alcuni famosi attivisti democratici, tra cui Joshua Wong, dalle biblioteche pubbliche della città. Secondo le autorità locali, i libri saranno «analizzati per controllare che non violino la nuova legge», che di fatto rende illegale qualsiasi atto che inneggi alla liberazione, secessione o indipendenza di Hong Kong. L’accaduto, ovviamente, è riconducibile alla famigerata ed enorme macchina della censura del governo comunista cinese, il cosiddetto «Great Firewall», che filtra qualsiasi tipo di informazione online – e offline – all’interno del Paese. Molti residenti di Hong Kong vedono gli effetti della legge come l’inizio di un’interminabile erosione delle libertà e dei diritti,dove la libertà di teoricamente protetti dalla Basic Law, la mini costituzione locale, che differenziano il territorio dalla Cina continentale. Secondo il South China Morning Post, il principale quotidiano della città, sarebbero nove i libri non più disponibili. Joshua Wong, uno dei principali volti della lotta democratica, ha twittato che «la legge di Sicurezza nazionale impone uno stile di censura del regime cinese nel centro finanziario internazionale». I libri di Wong, l’attivista fa inoltre notare, erano stati pubblicati molti anni prima del movimento contro la legge di estradizione che ha fomentato le proteste dello scorso anno. Da quando la legge è entrata in vigore lo scorso martedì, molti leader del movimento democratico si sono dimessi dai loro incarichi pubblici. Nathan Law, uno dei leader della protesta degli ombrelli del 2014 e una figura emblematica del movimento, è fuggito dal territorio. I critici della legge la vedono come la fine dell’accordo «una Cina, due sistemi» che teoricamente dovrebbe regolare le relazioni con Pechino fino al 1947. Il governo centrale, invece, la promuove come una misura necessaria per restaurare «ordine» dopo più di un anno di proteste contro il governo di Carrie Lam.
Marta Colombo